La vera opera d’arte nasce « dall’artista » in modo misterioso, enigmatico, mistico. Staccandosi da lui assume una sua personalità, e diviene un soggetto indipendente con un suo respiro spirituale e una sua vita concreta. Diventa un aspetto dell’essere. Non è dunque un fenomeno casuale, una presenza anche spiritualmente indifferente, ma ha come ogni essere energie creative, attive. Vive, agisce e collabora alla creazione della vita spirituale. Solo da questo punto di vista interiore si può rispondere alla domanda se l’opera d’arte sia buona o cattiva. Se è « brutta » o troppo debole significa che ha una forma brutta o troppo debole per far vibrare l’animo di un suono puro! Allo stesso modo un quadro ben dipinto non è quello che ha dei valori esatti (gli immancabili valeurs dei francesi), o una distinzione quasi scientifica tra toni caldi e freddi, ma quello che ha una vera vita interiore. E un buon disegno è quello in cui non si può cambiare nulla senza distruggere questa vita interiore, indipendentemente dal fatto che contraddica le regole dell’anatomia, della botanica o di un’altra scienza. Il problema non è sapere se la forma esteriore (che è sempre casuale) è rispettata, ma se l’artista ha bisogno di questa forma nella sua apparenza esteriore. Allo stesso modo non bisogna usare un colore perché esiste in natura, ma perché è necessario nel quadro. Insomma, l’artista non solo è autorizzato ma è obbligato a usare le forme che gli servono. Non sono necessarie l’anatomia e affini, né il rifiuto a priori di queste scienze, ma la totale, incondizionata libertà dell’artista nella scelta dei suoi mezzi. È il diritto a una libertà incondizionata: una libertà che diventa subito un crimine se non nasce dalla necessità. Da un punto di vista artistico questo diritto coincide, come abbiamo detto, con il piano morale interiore. Il puro scopo della vita, e dunque dell’arte. In particolare: rispettare inutilmente i dati di fatto scientifici è meno dannoso che capovolgerli inutilmente. Nel primo caso si ha un’imitazione (materiale) della natura, talvolta utile; nel secondo un inganno, cioè un peccato, che dà avvio a una lunga catena di conseguenze negative. Il primo caso svuota l’atmosfera morale. La irrigidisce. Il secondo l’avvelena e la infetta.